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Il mio concetto di DanzaMovimentoTerapia

“Il  corpo, attraverso il movimento narra una storia, il lavoro espressivo crea una trama, uno stile per la sua storia e tutto questo aiuta ognuno di noi a dare un senso alla propria vita.”

Annalisa Maggiani

Il mio approccio alla danza terapia è avvenuto dallo studio di mimo e dallo studio a Berlino di danza espressionista e danza butoh. Tutte queste tecniche di danza sono "espressive" in queste tecniche cioè, il punto fondamentale è che"il corpo è contenitore di desideri, sentimenti, idee...di tutti i contenuti sentiti e pensati ed è anche strumento che porta fuori tutti questi contenuti, li rende comunicabili" (A.Marakas, Berlin 1994 "Mary Wigman", Wegbereiterin der Tanz-Therapie). La danza è intesa in questo senso come linguaggio vivente, linguaggio del movimento per parlare di ciò che muove interiormente l'uomo e di ciò che lo spinge alla comunicazione. In questo senso, ciò che mi ha affascinato nell'approccio al movimento e alla danza è stata la forza espressiva nell'esprimere il proprio mondo interiore, è stato per me il modo per esprimere me stessa e nelle performance il modo per affrontare mie tematiche, contraddizioni,esprimere il mio mondo interno ma anche ascoltare e danzare quello “fuori”. Mi sono resa conto istintivamente dello "spazio transizionale" (Winnicoot), il "santuario" di cui parla M.Wigman, lo spazio di ciò che non ha ancora forma, ma che prenderà forma attraverso un lavoro espressivo, nel dare forma alle emozioni e contenuti interni. E' un tema fondamentale della danza espressionista e del Butoh, il concetto del corpo come "contenitore del tempo" nel quale sono celate tutte le fasi fondamentali della nostra crescita, e che, interrogandolo, attraverso la danza  può dare un'eco del nostro passato sia remoto che prossimo. Successivamente, mi sono resa conto che questo concetto è un postulato teorico fondamentale nel lavoro di danza terapia, affiancato però ad una serie di principi teorici. Da questo background artistico, mi sono avvicinata alla danza terapia formandomi a Bologna con Art Therapy Italiana avendo la fortuna di incontrare la mia docente Rosa Maria Govoni ed attraverso l´Istituto incontrare molte DanzaMovimentoterapeute italiane e straniere aperte alla ricerca ed all´ascolto.

Il  “Santuario”

L'asserzione di Trudi Schoop che "la danza si indirizza sempre alla parte sana della natura umana" (Trudi Shoop, "Komm und Tanz mit mir!" Zurich,1981, pag.72) credo si possa ricondurre al fatto che la danza e il processo artistico più in generale fanno parte dello spazio transizionale, che "nasce dalla tensione di mettere in rapporto realtà interna ed esterna" (Winnicoot) spazio che sta tra la realtà interiore dell'individuo e la realtà condivisa del mondo, elemento fondamentale nella terapia, in cui i vissuti prendono forma simbolica. L'elemento fondamentale per l'attuarsi della terapia, è infatti creare uno spazio transizionale attraverso la costruzione di un setting contenitivo cioè di un luogo protetto, spazio privilegiato  in cui l´azione, il gesto, il movimento abbiano un significato simbolico. In questo spazio, all'interno di un setting protetto, è possibile vivere i demoni, le parti ombra, ripercorrere  le fasi di sviluppo evolutivo  per poi poterle integrare. Nella Danza terapia questo è il punto di partenza per il processo terapeutico.

Connessioni

Altro punto fondamentale è cominciare il lavoro là dove è il paziente, dove è il gruppo," sentire l'atmosfera" e cogliere le tematiche che di volta in volta emergono. Come ci insegna il metodo Chace, l´ agire deve essere non-direttivo: questo ha come  perno di fondo l'empatia, la comunicazione immediata col paziente, là dove lui si trova, nell'accettazione cioè del suo movimento. Per potere sviluppare questo metodo, è importantissimo che a sua volta il terapeuta sia in contatto profondo  con sè stesso, che sia "connesso" a livello corporeo (collegato alla terra cocige-talloni) per riuscire a contenere i vissuti e a comprendere, anche attraverso il proprio corpo, i contenuti che emergono dalle sedute. Essere in connessione vuol dire essere in contatto anche con le proprie emozioni, con i cambiamenti che sopraggiungono nel corpo in una sessione essere attenti quindi al controtransfert somatico per usarlo e non agirlo.

Rispecchiare

“bisogno di rispecchiamento, di essere visti e rispecchiati come un fiore che si apre alla vita.” M.(utente del Centro Diurno di Pisa)

Il lavoro del danzaterapeuta è infatti accogliere e rimandare (rispecchiare) ma rimandare significa cogliere ciò di cui l'individuo ha bisogno, il movimento che può avere un progresso, che può essere collegato ad altri movimenti, ad altri stati emotivi o mentali. Entrare in connessione con sè stessi, vuol dire entrare più serenamente in rapporto con l'esterno, con le parole di M.Milner: "conscia  del doppio aspetto dello spazio, quello esterno che mi circonda, e quello interno che è oscuro e incomunicabile a parole...caldo e sicuro...più penso a questo e più gli oggetti esterni si riempiono della loro esistenza, la loro struttura si arricchisce..." (M.Milner, "L'alba dell'eternità", ed.Borla, pag.49).

Essere in contatto con le nostre parti interne, ci porta a sapere aspettare: permettendo a sè stessi di essere aperti, di aspettare, si inizia ad ascoltare, a sentire, a capire come muoversi nella situazione presente, rispettando le resistenze, rispettando le difese. L'impulso al cambiamento compare se il terapeuta si permette di essere ricettivo al cambiamento, spesso questo significa seguire le difese, cioè permettere alle difese di avere la loro personale espressione, spesso fino ad un punto di esagerazione. Se questo avviene, il corpo in seguito cerca solo di recuperare una postura più equilibrata.

Da qui emerge un altro tema fondamentale l'alleanza terapeutica, l´empatia.

Il sapere allearsi alle difese del paziente è fondamentale per  creare il terreno di fiducia  necessario allo sviluppo del processo terapeutico: "la ripetizione di bizzarri movimenti e posture, che mostra il corpo di una persona psicotica, è un avvenimento perturbante. Per raggiungere la fiducia, cerco di mettermi nelle strane forme corporee, espressive del paziente, collego il mio corpo a quello del paziente. Se io cerco di assumermi il suo modo di esprimersi, posso capire meglio il sentimento che è in questa espressione ed il paziente si sente capito." (T.Schoop.cit.pag.69) Il danzaterapeuta, in senso metaforico, deve imparare gli usi e i costumi dello "straniero", incontrarlo con grande attenzione nella sua unicità.

La ripetizione

Ricordando quanto aveva detto C.Schmais in un seminario (marzo'94) "è nella ripetizione che le cose accadono": è importante con i pazienti ripetere un movimento, se si fa un movimento per più tempo, qualche cosa cambierà (l'inconscio gocciola). Se il paziente è cosciente che io lo accompagno nella ripetizione del suo movimento, comincia a sentire che lo accetto e da qua posso cominciare con piccoli cambiamenti.

Dare Forma

“La danzaterapia è un’attività che io trovo particolarmente completa perché lavora su due piani ugualmente importanti per un andamento armonico della vita: da una parte essa cerca di fortificare la fiducia in sé stessi, dall’altra aiuta ad instaurare delle corrette relazioni interpersonali. Il rafforzamento del proprio sé viene ottenuto sondando le proprie potenzialità , costruite dalle proprie emozioni, i propri sentimenti ed il proprio corpo, per poi spenderle liberamente nel mondo” T. (utente del Centro Diurno di Pisa)

Elemento fondamentale nella danza terapia è "dare forma" alle emozioni, ai contenuti interni, alle parti-ombra che in questo modo  vengono integrate: "fantasie,voci e visi che ci inseguono, paure, cerchiamo di dargli forma, ritmicamente, nello spazio, renderle vibisibili nel movimento, renderle udibili." (T.Schoop,cit.pag.113). Il terapeuta, deve incontrare il movimento del paziente, comunicare con lui, rispondere al movimento col movimento "il terapeuta è uno specchio che riflette più nitido ciò che accade, dona cioè un pò più di forma, energia e chiarezza" (C.Schmais,marzo 1994)... Per questo ci possono essere modi particolari di rimandare il movimento: il miroirig si può basare sul rinforzo, l'amplificazione di un movimento, o la sua canalizzazione. Il danza terapeuta è"a volte un compagno di danza,a volte un regista,un catalizzatore,che suggerisce, riflette, applaude"(C.Schmais,"danza terapia in prospettiva,Focus on dance,VII).

L´Io Corporeo

Per concludere, posso dire che , il corpo essendo fonte di sapere e memoria, forma quello che è chiamato "IO corporeo"(I) e la danzaterapia  permette da un lato lo sviluppo del senso del corpo e dall'altro, tramite il movimento con le sue reazioni muscolari, libera la memoria emotiva. Nella danza terapia infatti, il corpo e il suo movimento sono gli strumenti principali che portano verso la consapevolezza ed unità del proprio IO. Il terapeuta deve essere allora un buon osservatore, perchè lo stile motorio di un individuo è la sua risposta alla vita, all'ambiente e solo da una buona osservazione potrà derivare una buona scelta di intervento e diagnosi.

I) Freud aveva parlato dell "io come entità corporea" in seguito, i teorici dello sviluppo e dell'età evolutiva (Winnicoot, Kestemberg, Mahler), hanno individuato come fattore principale dello sviluppo dell'Io l'esperienza primaria del corpo come vettore del senso individuale del Sè. Secondo M. Mahler "il nocciolo dello sviluppo dell'io, il I° orientamento verso la realtà esterna, è la differenziazione dell'immagine corporea che è la rappresentazione psichica del Sè corporeo." 

Intervista danzaterapia e inclusione

Articolo APID-Magazin


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